Oggi il Congresso elegge i dieci deputati con accesso al segreto d'ufficio, quattro dei quali indipendentisti

La sessione plenaria del Congresso voterà questo giovedì per i soli dieci deputati, uno per gruppo parlamentare, che saranno autorizzati ad accedere alle questioni classificate come segrete, che riceveranno informazioni sull'utilizzo dei fondi riservati e che potranno controllare le attività del Centro nazionale di intelligence (CNI). In seguito alla risoluzione di Meritxell Batet che abbassa i requisiti per essere eletti, quattro di questi deputati appartengono a partiti indipendentisti.

Secondo la legislazione, è responsabile la cosiddetta Commissione per le spese riservate esercitare il controllo parlamentare sulle attività del Centro nazionale di intelligence (CNI) e sull'utilizzo dei fondi riservati dai Ministeri che hanno assegnato compiti di questo tipo; Interno, Esteri, Difesa e CNI, i cui vertici devono presentare relazioni ogni sei mesi.

Dal 2004, i deputati dovevano ottenere il sostegno dei tre quinti del Congresso (210) per far parte di tale commissione, uno per ciascun gruppo. Ma questo ostacolo richiede il sostegno reciproco tra i gruppi parlamentari e oggi non tutti sono riusciti a superarlo. Infatti, Il PP, Vox e Ciudadanos rifiutano di appoggiare l'ingresso degli indipendentisti in questo organismo, il che ha impedito loro di raggiungere quel minimo. Per questo motivo la commissione non venne ancora istituita a più di due anni dall'inizio della legislatura.

Il blocco è continuato mese dopo mese, ma dopo la polemica sullo spionaggio dei politici indipendentisti, il governo si è offerto di attivare la commissione affinché la direttrice del CNI, Paz Esteban, potesse offrire spiegazioni. E il presidente del Congresso ha fatto martedì il primo passo proponendo di abbassare l'asticella, passando da 210 a 176 voti, e aggirare così i possibili veti di PP, Ciudadanos e Vox.