La questione del cosiddetto “pin parentale”, che è stata una delle canzoni più famose degli ultimi due anni in Andalusia, potrebbe finire per esplodere nelle mani del governo di Juan José Bonilla.
Due settimane fa Sembrava che la questione potesse essere risolta, con un accordo “a metà strada” tra le pretese di Vox da un lato, e ciò che PP e Ciudadanos erano disposti a concedere, dall'altro. L’11 febbraio di quest’anno, Javier Imbroda, il Ministro dell'Istruzione del Consiglio e il portavoce di Vox, Alessandro Hernández, ha firmato un documento proponente attuare “nei prossimi sei mesi” le norme necessarie per trasformare in realtà questa aspirazione contenuta nel programma elettorale di Abascal.
Ma già allora sorsero molti dubbi sul contenuto dell'accordo, perché non venne diffuso integralmente. Si è solo rilevato che con l'accordo le parti si sono impegnate a "promuovere, prima della fine di questo periodo di sedute, le modifiche normative necessarie a garantire pari opportunità nel sistema educativo che consenta alle famiglie educate i vostri figli nella libertà, senza imposizioni di alcun genere".
Il testo firmato allora era sufficientemente ambiguo da lasciare tempo per una successiva trattativa, che è quella che sarebbe dovuta avvenire in questi 15 giorni. Il risultato, a quanto pare, non è soddisfacente per Vox, che si sente ignorato dall’esecutivo della coalizione PP-Ciudadanos.
Adesso il ballottaggio è nel tribunale dell'esecutivo andaluso: o vengono fatti più passi nella direzione che Vox intende, o la minoranza parlamentare in cui resterà ora il governo, può addirittura forzare a avanzata elettorale. Conosceremo la soluzione, probabilmente, tra qualche giorno, anche in concomitanza con la festa della comunità autonoma, che si celebrerà il primo marzo.
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